Il negligente, Brunswick, 1760

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Anderà ben, benissimo.
 Con quatro paroline io l’ho incantato.
420È di me innamorato,
 la dote mi farà.
 CORNELIO
                               Come facesti
 a tirarlo in la rete?
 AURELIA
                                     Io, tu lo sai,
 ho un certo che nel volto,
 ho un certo che nel trato,
425misto così tra il furbo e il sempliciotto,
 che ognuno che mi parla resta cotto.
 CORNELIO
 Oh gran donna! Oh gran donna! Io col tuo esempio
 propor vo’ a Filiberto
 l’aggiustamento della lite. A lui
430chiederò la sua firma,
 per chiudere il contratto,
 e quand’egli mi creda il colpo è fatto.
 AURELIA
 Con ragion ci ha congiunti
 amor sagace e scaltro,
435nati siam veramente uno per l’altro.
 CORNELIO
 Ah ch’io non vedo l’ora,
 cara, che tu sii mia.
 AURELIA
 Tua sarò ma non voglio gelosia.
 CORNELIO
 Dammi la bella man. Lascia che almeno
440io me la stringa al seno.
 AURELIA
 Sì, caro, ecco la man, se tu vuoi,
 del mio core e di me dispor tu puoi.
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO in disparte e detti
 
 CORNELIO
 Oh che cosa gustosa (Tenendosi sempre per la mano)
 aver sì bella sposa.
 AURELIA
445Oh che felice sorte
 aver sì buon consorte!
 CORNELIO
 Marito fortunato!
 AURELIA
 Quando, quando verrà quel dì beato?
 FILIBERTO
 Bravi! Buon pro vi faccia.
 CORNELIO
                                                 (Oh maledetto!)
 AURELIA
450Vi giuro e vi prometto, (A Filiberto)
 caro il mio ben, che sempre parlerei
 del nostro matrimonio
 e ne chiamo Cornelio in testimonio.
 CORNELIO
 (Oh brava). Sì, davvero,
455ella vi vuol gran bene.
 FILIBERTO
                                           Mi vuol gran bene?
 Parmi ch’ella dicesse:
 «Oh che felice sorte
 aver sì buon consorte!» (Accenando Cornelio)
 AURELIA
 M’intendevo di voi.
 FILIBERTO
460E voi diceste poi:
 «Marito fortunato!»
 E lei: «Quando verrà quel dì beato?»
 CORNELIO
 Marito fortunato
 Filiberto chiamai.
 AURELIA
465Ed io di Filiberto sol parlai.
 FILIBERTO
 E parlando di me
 si tenevan le man sì bene unite?
 Buona gente, che dite?
 CORNELIO
 Io lo faccea senza pensare a niente.
 AURELIA
470Era una ceremonia indifferente.
 FILIBERTO
 Che ceremonia? Andate via di qua.
 AURELIA
 Oimè, mi discacciate?
 Più ben non mi volete?
 FILIBERTO
 Una mendace siete.
 CORNELIO
475Credetemi, signor...
 FILIBERTO
                                       Non mi parlate.
 AURELIA
 Se voi m’abbandonate,
 morirò disperata.
 FILIBERTO
                                   Vostro danno.
 AURELIA
 Ahi che dolor! Che affanno,
 chi mi porge ristoro?
480Filiberto crudele, io manco, io moro. (Finge di svenire sopra una sedia)
 CORNELIO
 Povera sventurata,
 per voi quasi è spirata.
 FILIBERTO
 Poverina, davvero.
 Ha il naso freddo freddo.
485Mi muove a compassione.
 CORNELIO
 Aiutatela almeno.
 Un qualche spirto vi vorrebbe al naso.
 FILIBERTO
 Acqua della regina. Oh che gran caso! (Parte)
 AURELIA
 È andato? (S’alza)
 CORNELIO
                       È andato a prendere
490l’acqua della regina.
 AURELIA
                                       Oh che bel pazzo!
 Per far lieto il cor mio,
 vi vuol altro che odori!
 CORNELIO
                                            Il so ancor io.
 Eccolo che ritorna.
 AURELIA
                                     Alla lezzione. (Torna in atto di svenuta)
 CORNELIO
 (Chi alla femmina crede è un gran minchione).
 FILIBERTO
495Eccomi, come va? (Con boccietta)
 CORNELIO
 Misera, fa pietà.
 FILIBERTO
 Adesso, adesso. (La bagna)
 CORNELIO
                                Dubito sia morta.
 FILIBERTO
 E pur non è venuta niente smorta;
 zitto, zitto, riviene.
 AURELIA
500Ah traditor!
 FILIBERTO
                         Mio bene,
 son qui tutto per voi.
 AURELIA
 Mi crederete poi?
 FILIBERTO
 Sì sì, vi crederò.
 AURELIA
 Se voi non mi credete, io morirò.
 
505   Crudelaccio, crudelaccio,
 voi mi fate sospirar.
 
 FILIBERTO
 
 Voi mi fate lacrimar.
 
 AURELIA
 
    Io son tutta tutta vostra, (Tocca per di dietro la mano a Cornelio)
 questa mano è tutta mia,
510quel visetto voglio amar.
 
 FILIBERTO
 
 Voi mi fate giubbilar.
 
 AURELIA
 
    Imparate, o donne care,
 che vi pare? Non fo bene?
 Or si ride ed or si sviene,
515piange il volto e ride il cor.
 
 CORNELIO
 
    (E quel pazzo se lo crede;
 non s’avvede dell’inganno.
 Queste donne affé ne sanno
 di bugie più d’un dottor).
 
 SCENA III
 
 FILIBERTO e CORNELIO
 
 CORNELIO
520Andate, signor mio;
 Aurelia è offesa e sono offeso anch’io.
 FILIBERTO
 Io credea... Compatite.
 CORNELIO
 Orsù, perché non dite
 ch’io venga in casa vostra a far l’amore,
525io vi son servitore. (Vuol partire)
 FILIBERTO
                                      No, sentite.
 CORNELIO
 Io della vostra lite
 avevo posto ben le cose a segno;
 ma vado adesso a rinunziar l’impegno.
 FILIBERTO
 Ah per amor del ciel! Non vi stancate
530di essermi protettor.
 CORNELIO
                                         Già l’avversario
 si era posto in spavento
 e trattava con me l’aggiustamento.
 FILIBERTO
 Volesse il ciel che fossimo aggiustati;
 palazzisti, avvocati
535mai più trattar vorrei;
 e goder la mia pace anch’io potrei.
 CORNELIO
 Andate voi dal conte
 la cosa a terminar.
 FILIBERTO
                                     Ma non potreste
 consumare l’affar tra voi e lui?
 CORNELIO
540Potrei ma se mi riesce
 di prenderlo in parola,
 l’autorità non tengo
 di stringer il contratto;
 venite meco.
 FILIBERTO
                           No, Cornellio caro,
545non fate che il piacer mi riesca amaro,
 fate voi, fate voi.
 CORNELIO
                                 Datemi almanco
 sottoscritto da voi un foglio in bianco.
 FILIBERTO
 Fin questo si può far;
 del resto tutto a voi lascio l’imbroglio.
 CORNELIO
550Eccovi il calamar, la penna e il foglio. (Tira fuori di tasca)
 FILIBERTO
 «Filiberto Tacconi, (Scrive)
 affermo quanto sopra si contiene»,
 basta così?
 CORNELIO
                       Va bene.
 FILIBERTO
 S’io presto non finiva
555di testa mi veniva un giramento.
 CORNELIO
 Davvero?
 FILIBERTO
                     La fatica è un gran tormento.
 CORNELIO
 Or via siete spicciato.
 Domani voi sarete consolato.
 
    Con questo foglio in mano
560farò l’aggiustamento.
 (Ma lo farò per me).
 Vedrete chi son io.
 D’un galantuom par mio
 non s’ha da dubitar.
 
565   La vostra ricca entrata,
 la vostra sposa bella
 difendervi saprò.
 (Ma presto questo e quella
 gli voglio sgraffignar). (Parte)
 
 SCENA IV
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA e PASQUINO
 
 FILIBERTO
570Manco mal che la sorte mi provede.
 Mi ama Aurelia. Cornelio è tutto fede.
 PORPORINA
 (Ecco il padron). (Parlando in disparte fra di loro, non sente Filiberto)
 PASQUINO
                                   (Chiediamogli perdono).
 PORPORINA
 (Se vogliamo ottenerlo,
 fingiam d’esser nemici).
 PASQUINO
575(E poi in cuccina torneremo amici).
 FILIBERTO
 (Io far l’aggiustamento?
 Non lo faccio in due anni. Oh che tormento!)
 PORPORINA
 Signor padron.
 PASQUINO
                               Signor padrone mio.
 PORPORINA
 Io vi chiedo perdono.
 PASQUINO
580Pietà Pasquin vi chiede.
 PORPORINA
 Io vi bacio la man.
 PASQUINO
                                     Vi bacio il piede.
 FILIBERTO
 Temerari, bricconi.
 PORPORINA
 Signore, io non volevo,
 è stato lui.
 PASQUINO
                      È stata lei che ha detto:
585«Piglia, piglia, Pasquino».
 PORPORINA
 Non è ver, malandrino.
 Sei stato tu. Colui è un disgraziato. (A Filiberto)
 Mezzo il vin della botte ha tracannato.
 PASQUINO
 Lei fa l’amor con tutti
590e giù per il balcon cala i persciutti.
 PORPORINA
 Chi ha venduta la legna?
 PASQUINO
                                                E la farina
 chi l’ha mandata via?
 PORPORINA
 Ti vo’ scoprir.
 PASQUINO
                            Ti voglio far la spia.
 FILIBERTO
 È bella la canzone
595e si suona alle spalle del padrone.
 PORPORINA
 Io sono fidatissima.
 PASQUINO
 Io sono onoratissimo.
 PORPORINA
 Caro il mio padroncin.
 PASQUINO
                                            Padron carissimo.
 FILIBERTO
 Orsù, per non far torto all’uno o all’altro,
600giacché ha fatto ciascun le parti sue,
 vi licenzio di casa tutti due.
 PASQUINO
 Senti, per causa tua. (A Porporina)
 PORPORINA
                                         Per te, briccone. (A Pasquino)
 (Senta, signor padrone, (A Filiberto piano)
 per sgravio di coscienza,
605il povero Pasquin, sappia, è innocente
 e quel che ho detto non è vero niente).
 FILIBERTO
 Buono!
 PASQUINO
                 (Signor padrone una parola. (Piano a Filiberto)
 Per rabbia ho detto mal di Porporina.
 Peraltro ella è innocente, poverina!)
 FILIBERTO
610Meglio! Ma io vi credo
 due furbi belli e buoni.
 PASQUINO
 Uh cosa dite!
 PORPORINA
                           Il ciel ve lo perdoni.
 FILIBERTO
 Io non mi fido più.
 PASQUINO
                                      Sarò fedele.
 PORPORINA
 Fedel sarò, sull’onor mio lo giuro.
 PASQUINO
615Su la mia pudicizia io v’assicuro.
 FILIBERTO
 (Se mando via costoro,
 a trovarne altri due sarò impicciato).
 Orsù, v’ho perdonato
 per questa volta ma se un’altra arriva...
 PORPORINA
620Oh caro! (L’accarezzano e accarezzandolo con caricatura l’infastidiscono)
 PASQUINO
                    Oh benedetto!
 A DUE
                                                 E viva e viva.
 FILIBERTO
 
    Basta, basta, fermi state.
 Maledetti, mi stroppiate.
 Tocca, tocca, se tu vuoi, (A Porporina)
 va’ a scherzar co’ pari tuoi. (A Pasquino)
625Porporina, sarai buona? (A Porporina)
 Sarai fida al tuo padrone?
 Insolente mascalzone, (A Pasquino)
 io ti voglio bastonar.
 
    Le carezze d’una donna (Da sé)
630benché serva non fan male;
 ma tu sei un animale, (A Pasquino)
 non ti voglio soportar. (Parte)
 
 SCENA V
 
 PORPORINA e PASQUINO
 
 PASQUINO
 Per questa volta è andata bene.
 PORPORINA
                                                           In grazia
 del mio giudizio.
 PASQUINO
                                  Sì, gioia mia bella,
635tu sei una ragazza
 che può star, per dottrina, in paragone
 d’Ovidio, Quinto Curzio e Cicerone.
 PORPORINA
 Tutto ho fatto per te,
 peraltro in vita mia,
640io non so d’aver detto una bugia.
 PASQUINO
 Dunque mi porti amore?
 PORPORINA
 T’amo con tutto il cuore.
 PASQUINO
 Dunque tu mia sarai?
 PORPORINA
 Sì, Pasquin, sarò tua, se mi vorrai.
 PASQUINO
645Se ti vorrò? Cospetto!
 Non bramo altri che te,
 per quel tuo bel visino
 lascierei la minestra, il pane e il vino.
 PORPORINA
 Ma quando mi darai...
 PASQUINO
                                            Cosa?
 PORPORINA
                                                          La mano?
 PASQUINO
650Eccola, se la vuoi.
 PORPORINA
 La prenderò ma poi...
 PASQUINO
 Ma poi di che hai paura?
 PORPORINA
 Che tu mi dica il ver non son sicura.
 PASQUINO
 Vuoi che ti mostri il cor? Dammi un coltello,
655voglio spaccarmi il petto,
 voglio mostrarti il cor.
 PORPORINA
                                           No, poveretto;
 lo so che mi vuoi bene
 ma un po’ di gelosia mi dà martello.
 PASQUINO
 Maledetta disgrazia è l’esser bello!
 PORPORINA
660Quei cari e belli occhietti
 saranno tutti miei?
 PASQUINO
                                      Sì.
 PORPORINA
                                              Non m’inganni,
 posso prestarti fé?
 PASQUINO
                                     Sì.
 PORPORINA
                                             Tu mio sposo
 esser dunque vorrai?
 PASQUINO
                                          Sì, bel visetto.
 
 PORPORINA
 Oh che bella fortuna, oh che diletto!
 
665   Oimè, che fuor del petto
 mi vien sul labbro il cor.
 Ma su quel bel labbretto
 veggo il tuo core ancor.
 
    Dammi il tuo core, oh dio!
670Pigliati, o caro, il mio;
 piglialo, che tel dono,
 dammilo, per pietà.
 
    Cosa farai del mio?
 Del tuo cosa farò?
675Perché fedel son io,
 il tuo lo serberò.
 
    Tu che pietà non hai
 me lo strapazzerai?
 No, no per carità. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 PASQUINO e DORINDO, volendo trattener PORPORINA che parte
 
 DORINDO
680Ehi, Porporina, udite...
 PASQUINO
 Signor, cosa comanda
 da Porporina?
 DORINDO
                             Che vuoi tu sapere?
 Va’ via, brutto villano.
 PASQUINO
 Cos’è questo villano?
685Cos’è questo va’ via?
 Cosa pretende lei?
 DORINDO
                                     Quel che mi pare. (Vuol seguir Porporina)
 PASQUINO
 Con grazia, padron mio; (Lo trattiene)
 lo vo’ saper anch’io.
 DORINDO
 Tu non devi saper quello che passa
690fra Porporina e me. (Non vo’ ch’ei sappia
 che qui Lisaura aspetto).
 PASQUINO
 Porporina dev’esser moglie mia.
 Mi meraviglio di vossignoria.
 DORINDO
 (Mi voglio divertir con questo sciocco).
695Porporina tua sposa?
 Credimi, l’hai sbagliata,
 è la mia innamorata.
 PASQUINO
                                         Come! Oh diavolo!
 Non può star, non sarà, nol posso credere,
 mi vuol ben, me l’ha detto e l’ha giurato.
 DORINDO
700Di te gioco si prende ed ha scherzato.
 PASQUINO
 Ah bugiarda! Ah maliarda!
 Adesso, adesso intendo
 perché quando le ho detto
 di far il matrimonio di nascosto
705la furba m’ha risposto:
 «Così non è permesso».
 Femmine, traditore, ingrato sesso.
 
    Dunque è vostra innamorata. (A Dorindo)
 (Maledetta, disgraziata
710crepa, schiatta, va’ in malora,
 aver ben non posso un’ora).
 Dunque è ver che vi vuol bene?
 Ti strascini le catene
 infedele, buggiardaccia,
715brutta strega villanaccia,
 venga un orso a petinarti,
 a strapparti quel toppè.
 
    Parto signore;
 ma voi pensate
720quello che fatte.
 Quell’incostante,
 ch’è vostra amante,
 che m’ha tradito,
 che m’ha schernito
725non merta amore
 credete a me. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 DORINDO, poi LISAURA
 
 DORINDO
 Sentimi, non è ver... Quasi mi spiace
 aver datto al meschin sì gran cordoglio.
 So per prova qual sia
730il tormento crudel di gelosia.
 Ma ecco la mia bella
 che a beare mi vien cogli occhi suoi.
 LISAURA
 Dorindo, eccomi a voi.
 DORINDO
                                            Cara Lisaura,
 tutti siamo traditi. Ho discoperta
735una barbara trama;
 di spogliar Filiberto oggi si brama.
 Cornelio, il conte e ser Imbroglio uniti
 al vostro genitor fanno la lite.
 Dimani si farà l’aggiustamento
740e il caro negligente
 a Cornelio Cornuto,
 ch’è l’impostor più franco,
 ha datto un foglio sottoscritto in bianco.
 LISAURA
 Donde sapeste ciò?
 DORINDO
                                      Da uno scrivano
745di ser Imbroglio che a pietà s’è mosso
 e di voi e di me. Quello che stese
 la scrittura per noi del matrimonio.
 LISAURA
 Adunque, che sarà?
 DORINDO
                                       Già ho rimediato.
 Vo’ che l’ingannator resti ingannato.
 LISAURA
750Come mai?
 DORINDO
                         Sol mi basta
 che al vostro genitore
 sottoscriver facciate questa carta. (Cava dalla tasca un foglio)
 S’egli, ch’è negligente,
 senza leggerlo prima,
755oggi soscrive il foglio,
 schernieremo Cornelio e ser Imbroglio.
 LISAURA
 Tutto per voi farò. Già il padre mio
 si contenta che io
 vi prenda per mio sposo.
 DORINDO
                                                E questo è bene,
760profitarsi conviene
 della sua negligenza.
 Ditegli che la carta
 contien di nostre nozze il sol contratto,
 ei vi mette il suo nome e il colpo è fatto.
 LISAURA
765Non vorrei d’un inganno
 esser tacciata poi.
 DORINDO
                                   Non dubitate,
 quest’è l’ultima moda.
 L’inganno, se va ben, ancor si loda.
 
    Vieni, sarai contenta,
770di me temer non dei.
 Credi a’ consigli miei
 che non t’inganno.
 
    Farai d’invidia allora
 impallidir gli amanti,
775goderai senza pianti
 e senza affanno. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 LISAURA sola
 
 LISAURA
 Giusti dei, v’è nel mondo
 cotanta iniquità? V’è su la terra
 chi temerario ardisce
780rapir l’altrui con esecrando eccesso?
 E lo soffrono i numi? E stride invano
 il folgore di Giove?
 Dove si cela, dove
 l’empio che il genitor tradire aspira?
785Seco voglio sfogar lo sdegno e l’ira.
 Ma no, femmina imbelle
 che dir, che far potrei?
 Crudelissimi dei,
 perché non mi è concesso
790potermi cimentar col viril sesso?
 Farei veder ben io
 che ancor nel petto mio si cela un core
 di coraggio ripieno e di valore.
 
    Contro il destin che freme
795di sue procelle armato
 combatteremo insieme,
 sarò tutta valor.
 
    Fuggir le tue ritorte,
 che giova alla mia fede,
800se non le avessi al piede
 le sentirei nel cor. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 AURELIA, poi PASQUINO
 
 AURELIA
 Del cor di Filiberto
 son quasi sicura.
 Ma Lisaura, Pasquino e Porporina
805non mi ponno vedere.
 La politica vuole
 ch’io me li renda amici,
 perché i disegni miei riescan felici.
 Ecco Pasquin, con questo,
810ch’è alquanto baccellone,
 incomincio a provar la mia lezione.
 PASQUINO
 Ingrata Porporina, (Verso la scena)
 ladra, cagna, assassina.
 AURELIA
 Pasquino, e con chi l’hai?
 PASQUINO
815Oh non ti avessi conosciuta mai.
 AURELIA
 T’han fatto qualche insulto?
 PASQUINO
                                                     Sì, m’han fatto
 quello che far usate
 voialtre femminaccie indiavolate.
 AURELIA
 Sei forse innamorato?
 PASQUINO
820Così fossi appiccato.
 AURELIA
 Forse tradito sei?
 PASQUINO
 Così il diavol portasse via colei.
 AURELIA
 Oh povero Pasquino
 che sei tanto bellino,
825se tu volessi un po’ di bene a me,
 tutto questo mio cor saria per te.
 PASQUINO
 Eh mi burlate.
 AURELIA
                              No, credimi, o caro,
 che il mio labbro è sincero.
 PASQUINO
 Se dicessi da vero
830vendicar mi potrei di Porporina.
 AURELIA
 Dammi la tua manina.
 PASQUINO
 Se mi vede il padron, cosa dirà?
 
 SCENA X
 
 FILIBERTO da una parte, PORPORINA dall’altra osservando in disparte e detti
 
 AURELIA
 Non importa, vien qua.
 Fra noi s’ha d’aggiustare
835e si vada il padrone a far squartare.
 FILIBERTO
 (Obbligato).
 PASQUINO
                          Sì sì, vada in malora
 lui, la sua casa e Porporina ancora.
 PORPORINA
 (Bravissimo).
 AURELIA
                             È noioso
 il signor Filiberto agli occhi miei.
 PASQUINO
840Più non posso di cuor mirar colei.
 AURELIA
 Tu sì sei graziosetto.
 PASQUINO
 Sì, quello è un bel visetto.
 AURELIA
 Se parlassi di cor...
 PASQUINO
                                     Se vi degnaste...
 AURELIA
 Sarei per te.
 PASQUINO
                          Vostro sarei, m’impegno.
 FILIBERTO
845(Femmina indiavolata!)
 PORPORINA
                                               (Oh core indegno!)
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    Allegri, contenti
 ci amiam di bon core;
 più dolce l’amore
 novello nel sen.
 
 PORPORINA, FILIBERTO A DUE
 
850   Che voglia mi vien
 d’andarli a scanar.
 
 AURELIA
 
    E vada il padrone...
 
 PASQUINO
 
 E vada la serva...
 
 A DUE
 
 A farsi squartar.
 
 FILIBERTO
 
855   Indegna. (Ad Aurelia)
 
 PORPORINA
 
                        Briccone. (A Pasquino)
 
 A DUE
 
 Si tratta così?
 
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    (Non v’è più rimedio,
 già tutto sentì).
 
 PORPORINA
 
    Con voi, sfacciatella, (Ad Aurelia)
860mi voglio sfogar.
 
 AURELIA
 
    Con te, bricconcella, (A Porporina)
 non voglio gridar.
 
 FILIBERTO, PASQUINO A DUE
 
    Fermate, tacete,
 non state a strillar.
 
 FILIBERTO
 
865   Indegno, briccone, (A Pasquino)
 ti vo’ bastonar.
 
 PASQUINO
 
    Non curo il padrone, (A Filiberto)
 mi vo’ vendicar.
 
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    Fermate, tacete,
870non state a strillar.
 
 A QUATTRO
 
    Che rabbia mi sento!
 Che fiero tormento!
 L’affanno, lo sdegno
 vuol farmi crepar.
 
 Fine dell’atto secondo